domingo, 24 de noviembre de 2013

COMETA ISON SEMPRE PIÙ LUMINOSA: LUNEDÌ MATTINA VISIBILE A OCCHIO NUDO. ''VIAGGIA VERSO IL SOLE''



Lo spettacolo viene dal cielo. Sta diventando sempre più luminosa, la cometa Ison, e si prepara a dare luce all'alba di lunedì 18 novembre: poco prima delle 5 del mattino si potrà vedere a occhio nudo vicino a Spica, la stella più brillante della costellazione della Vergine. SI AVVICINA AL SOLE La cometa più attesa e discussa dell'anno continua a tenere alta l'attenzione e ad offrire un primo spettacolo prima di avvicinarsi al Sole. «La cometa prosegue nella sua marcia di avvicinamento al Sole, seguita dagli astronomi con il fiato sul collo», osserva l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope e curatore scientifico del Planetario di Roma. PRODUCE GAS Dopo il grande entusiasmo iniziale, che per Natale la annunciava grande quanto la Luna, le attese sulla cometa Ison si sono decisamente ridimensionate dall'agosto scorso. «Ma adesso qualcosa è successo», rileva Masi: il telescopio Trappist (TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescop), che si trova sulle Ande cilene ha osservato un aumento incredibile della produzione di gas. «Questo ha subito generato un grande ottimismo». L'ipotesi più accreditata per spiegare il fenomeno, spiega l'astrofisico, è che la cometa avrebbe rivolto verso il Sole solo un emisfero, mentre l'altro non è mai stato toccato dal calore. L'esposizione alla luce e al calore della zona sempre rimasta in ombra avrebbe adesso generato la produzione di gas. AUMENTO LUMINOSITÀ «Di conseguenza è avvenuto un repentino aumento della luminosità, dalla magnitudine 7 a 4. Vale a dire - osserva - che è diventata visibile a occhio nudo come lo è la costellazione di Andromeda«. Lo scenario è quindi completamente nuovo: »adesso Ison comincia fare sul serio. Ci tiene sulle spine - dice Masi - in attesa del suo appuntamento con il Sole«. Il passaggio ravvicinato è previsto per il 28 novembre e fino a quel momento è impossibile fare previsioni. Solo quando la cometa riemergerà da questo giro di boa cosmico, all'inizio di dicembre, si saprà se Ison è davvero la spettacolare cometa di Natale che tutti aspettavano.

SCOPERTA LA GALASSIA PIÙ LONTANA DELL'UNIVERSO. E' DISTANTE OTRE 13 MILIARDI DI ANNI LUCE



 Gli strumenti hanno lavorato al limite della loro tecnologia, ma alla fine hanno fatto centro. E così lo studio di un team internazionale ha scoperto Z8_GND_5292, la galassia più lontana finora conosciuta. Si trova a bena 13 miliardi e 100 milioni di anni luce dalla Terra. «All'inizio erano stati individuati 100 mila oggetti e da questi ne sono stati selezionati 43 -commenta Adriano Fontana, astronomo dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma-. Queste ultime avevano caratteristiche particolari che facevano presupporre la loro enorme distanza». Il gruppo di astronomi
Il team di scienziati che è riuscito a identificare il segnale è guidato da Steven Finkelstein, ricercatore dell’Università del Texas ad Austin. Col gruppo anche l'italiano Adriano Fontana. Le fasi dello studio
All'inizio ci si è serviti delle più profonde osservazioni del telescopio spaziale della Nasa Hubble in combinazione ai dati raccolti dallo spettrografo Mosfire installato al Keck I, uno dei due giganteschi telescopi gemelli da 10 metri di diametro installati sulle isole Hawaii. L'esperienza di Adriano Fontana
«Questa prima fase -è sempre Fontana a parlare- ha permesso una prima scrematura. Delle centomila galassie prese in considerazione ne abbiamo selezionate solo 43. Il colore, la loro caratteristica spettroscopica e altre singolarità ci hanno convinti a puntare gli occhi proprio su di loro. Inutile dirlo, ma la scoperta di questa galassia rappresenta un altro passo nello studio delle epoche più remote della storia dell’universo -continua l'astrofisico italiano-. Non solo z8_GND_5296 è la galassia più vicina al Big Bang mai scoperta, ma è anche sorprendentemente piena di elementi pesanti formati in generazioni precedenti di stelle.Sebbene sia così vicina al Big Bang ha una storia interessante alle spalle». I futuri telescopi e il gioiello europeo da 40 metri 
In un futuro neppure tanto lontano, la ricerca di questi oggetti verrà affidata ai telescopi di terza generazione. Quelli con specchi di oltre 30 metri di diametro. L'Europa e l'Italia avranno un ruolo di primo piano. Intorno al 2020, infatti, entrerà in funzione in Cile il telescopio da 40 metri di diametro dell'Eso. che avrà tre obiettivi fondamentali.
«Il primo -dice ancora Adriano Fontana- sarà quello della individuazione di pianeti con atmosfera, i cosiddetti esopianeti. Il secondo lo studio del Buco nero al centro della nostra galassia e il terzo l'analisi delle primissime stelle, quelle generatesi dopo il Big Bang». Il telescopio spaziale James Webb
Ma l'apporto più significativo allo studio dei misteri dell'Universo sarà dato dal successore di Hubble. Nel 2018, infatti, dovrebbe entrare in funzione Il supertelescopio spaziale James Webb, un progetto nato grazie alla collaborazione tra Nasa, Agenzia spaziale europea e la Canadian Space Agency. Lo specchio primario di Webb sarà più del doppio di Hubble, circa 6,4 metri di diametro.
Insomma ancora pochi anni e ne vedremo delle belle. 

KEPLER-78B, IL PIANETA GEMELLO DELLA TERRA. DISTA 700 ANNI LUCE, HA CONDIZIONI SIMILI



È il pianeta più simile alla Terra mai osservato: si chiama Kepler-78b, è distante circa 700 anni luce, è roccioso e ha dimensioni, massa e densità molto simili a quelle della Terra. Descritto in due articoli sulla rivista Nature, è stato scoperto anche grazie a ricercatori italiani dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Questo fratello della Terra senza precedenti ha un nucleo di ferro e orbita intorno alla stella Kepler-78. C'è un solo problema e non di poco conto: è troppo caldo per poter ospitare forme di vita. La sua orbita è infatti strettissima: un periodo di rivoluzione della durata di sole 8,5 ore e distante un centesimo di Unità Astronomica (poco più di un milione di chilometri) dalla sua stella che, sebbene abbia circa il 70% di massa del nostro Sole, a quella distanza rende la superficie decisamente rovente. OPERAZIONE KEPLER Il pianeta è uno dei circa mille candidati individuati dal satellite americano Kepler, progettato per trovare pianeti simili alla Terra all'esterno del Sistema Solare e che per questo si è guadagnato la fama di 'cacciatore di pianeti'. Purtroppo dallo scorso maggio è fuori uso a causa di un malfunzionamento dei suoi giroscopi. Alla scoperta di Kepler-78b ha collaborato anche Harps-N, lo spettrometro installato al Telescopio Nazionale Galileo (Tng), nelle isole Canarie. «È un risultato straordinario», ha detto il presidente dell'Inaf, Giovanni Bignami, al quale fa capo il Tng. «Mai - ha aggiunto - si era arrivati così vicini ad individuare un pianeta di massa e densità simili a quelli della Terra. Una dimostrazione di come la caccia agli esopianeti si stia affinando e di quanto sia stata corretta la scelta di installare lo spettrometro Harps al Telescopio Nazionale Galileo, mettendolo nelle condizioni di guardare lo stesso emisfero del satellite Kepler, usando sinergicamente due tecniche per rilevare pianeti extrasolari».
 

IL 'RUGGITO' DEL BUCO NERO: LA NASA RICOSTRUISCE IN UN VIDEO LA MORTE DI UNA STELLA



In questi giorni la Nasa ha diffuso una ricostruzione virtuale di un lampo gamma, che diversi telescopi spaziali avevano registrato lo scorso 27 aprile. Il raggio è il più violento mai osservato, con la potenza di 94 GeV (gigaelettronvolt, miliardi di elettronvolt), equivalente a quaranta miliardi di volte l'energia della radiazione luminosa, per 20 ore consecutive. Dopo che i telescopiFemriSwift e NuStar hanno registrato e inviato i dati alla Terra è partita la ricostruzione di questo 'ruggito' del buco nero, provocato dalla morte di una stella a 3,8 miliardi di anni luce da noi. Il collasso del corpo celeste provoca lo sprigionamento di un'energia immensa, un evento che non era mai stato osservato in passato.


ISON, I GIORNI MIGLIORI PER VEDERE LA COMETA: AUREA GASSOSA E CODA CHILOMETRICA



Ison sta attraversando il cosmo e, al contrario delle aspettative degli esperti, potrebbe offrire uno spettacolo incredibile. Lo scienziato della NasaKarl Battamsha dichiarao: "Pensavamo non fosse luminosa, ma durante il suo viaggio si è modificata". Infatti l'avvicinarsi del Sole ha 'acceso' la cometa, i cui gas hanno produtto un'aurea luminosa e una coda lunga 16 milioni di chilometri. Ma con questa ultima novità, cambiano le previsioni sull'avvistamento della cometa. Prima il giorno migliore sembrava il 28 novembre, ma Ison si sta consumando lentamente e potrebbe non esistere più in quella data. Gli esperti considerano quindi questa settimana come il periodo migliore per ammirare lo show stellare della cometa.

miércoles, 13 de noviembre de 2013

ECLISSI DI SOLE, ECCO L'ULTIMA DELL'ANNO: È IBRIDA. ''VISIBILE ANCHE NEL SUD ITALIA''



Ecco l'eclissi solare, l'ultima dell'anno. E gli appassionati del cielo e delle stelle non potranno non essere felici, perché sarà anche in Italia, ma solo nelle regioni del Sud. 
Si tratta di un fenomeno considerato tra gli eventi astronomici più spettaccolari dell'anno: una rara eclissi di sole ibrida. A seconda del punto da dove si assisterà all'evento l'eclissi potra essere sia totale che anulare. Tuttavia non sarà uno spettacolo a disposizione di tutti noi italiani, e anche per gran parte dell'Europa, dove solo nelle regioni del Sud Italia, verso le 14, sarà visibile una copertura minima del sole. Discorso diverso per quel che riguarda il Nord America e l'Africa, che potranno godersi lo spettaccolo i prima fila. L’eclissi inizierà come anulare nell’oceano Atlantico occidentale, e diventerà totale nell’Atlantico centrale. 

''LA TERRA È IN PERICOLO, ALLARME METEORITI'' ANNUNCIO CHOC SU NATURE: ''MINACCIA ALTA''



 A quanto pare c'è da avere paura sul serio, e non siamo di fronte ad un fenomeno da prendere alla leggera. La minaccia dei meteoriti, infatti, potrebbe essere maggiore del previsto e per questo servono più studi e programmi di sorveglianza: è quanto mostrano i dati relativi a origine, traiettoria e potenza del meteorite che nel febbraio scorso è esploso sulla città russa di Chelyabinsk. I nuovi dati, contenuti in tre studi pubblicati contemporaneamente da Nature & Science, suonano come un campanello di allarme e costringono a rivedere i modelli teorici sulla probabilità di impatto dei meteoriti sulla Terra. Secondo gli autori il numero di oggetti con diametro superiore ai 10 metri potrebbe essere dieci volte maggiore di quanto si pensi. Le analisi sono state coordinate da Jiri Borovicka dell'Accademia delle Scienze Ceca, Peter Brown dell'università canadese Western Ontario e Olga Popova dell'Accademia di Scienze Russa. L'asteroide di Chelyabinsk, è stato il maggiore impatto noto di questo tipo, da Tunguska del 1908.
Poichè si è verificato in una zona molto popolata e in un periodo in cui telefoni cellulari e videocamere sono all'ordine del giorno è stata un'occasione unica che ha permesso di raccogliere una quantità di informazioni senza precedenti sull'evento. «Finora la fisica della caduta dei meteoriti è stata solo teorica, per la prima volta un evento di questo tipo è stato ripreso in diretta da moltissime persone e da più angolazioni» spiega Ettore Perozzi responsabile delle operazioni del Centro Neo (Near Earth Object) dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). I dati prodotti, ha aggiunto, «sono migliori dei test che si possono fare in laboratorio e ci permettono di compiere un grosso balzo di conoscenza su questi eventi». Dalle informazioni raccolte è stato calcolato che l'onda d'urto della detonazione si è formata a un'altezza di circa 90 chilometri. La palla di fuoco è diventata più luminosa e calda a una altitudine di 30 chilometri quando l'oggetto si è frantumato. L'asteroide era una condrite ordinaria e aveva un diametro di 19,8 metri. Quando è esploso, l'oggetto viaggiava alla velocità di circa 18,6 chilometri al secondo. L'energia dell'evento è stata equivalente a un'esplosione di circa 500 kilotoni (circa 30 volte la bomba che distrusse Hiroshima). Un parte della comunità scientifica è però perplessa: «dire che il numero oggetti con diametro superiore ai 10 metri potrebbe essere dieci volte maggiore di quanto si pensi mi lascia un pò perplesso, è un dato che va certificato attentamente» osserva Andrea Milani, dell'università di Pisa e responsabile del gruppo NeoDyS, specializzato nel calcolare le orbite degli asteroidi più vicini alla Terra.