viernes, 22 de febrero de 2013

LA FORESTA 'CTRL+X, CTRL+V': 178 ALBERI 'TAGLIATI' E 'INCOLLATI' SUL PRATO

 
Come si può vedere chiaramente dalle immagini in gallery, sembra che una porzione di foresta sia stata "tagliata" per poi essere "incollata" sul prato poco distante. Proprio per questa particolarità, sulla community Reddit è stata rinominata "The Ctrl+X, Ctrl+V Forest", con chiaro riferimento alla combinazione di tasti da premere sul computer per compiere le operazioni di "taglia" e "incolla".
In realtà la foresta "incollata" è un'istallazione olandese che risale al 1987. Si trova nella cittadina di Almere e vuole essere un omaggio alla cattedrale di Notre Dame di Parigi. Il suo vero nome, ilnfatti, è "La cattedrale verde". Realizzata con 178 alberi, ospita ogni anno funzioni religiose come matrimoni e funerali.

GROSSO METEORITE CADE IN LETTONIA. "VISTO ANCHE IN FINLANDIA"


Scatta un altro allarme meteoriti, pochi giorni dopo la caduta di frammenti dal cielo in Russia che hanno portato al ferimento di centinaia di persone. In Lettonia si stanno verificando alcune testimonianze sull'avvistamento di un meteorite verso la mezzanotte di giovedì, come riferiscono i media russi. Il passaggio nel cielo sarebbe stato accompagnato da una scia di luce blu e da un forte suono, quindi una sorta di incendio all'orizzonte, probabilmente al momento dell'impatto. "In base alle nostre informazioni, il meteorite potrebbe essere caduto nel golfo di Riga. Abbiamo vari testimoni che riferiscono la stessa cosa, ma è difficile valutare le possibili dimensioni, stiamo raccogliendo informazioni, ma pare fosse molto luminoso e forse grosso", ha detto alla stampa Andris Bieznis del Centro studio meteoriti. Il fenomeno sarebbe stato notato anche nella vicina Finlandia.

jueves, 21 de febrero de 2013

BRANCO DI 12 CAVALLI LIBERI DECIMATO NELLA TUSCIA. L'APPELLO: "SALVIAMOLI"


Dodici cavalli, forse di più, che si aggiravano in libertà nelle campagne della Tuscia attorno a Barbarano Romano. Il branco, come denuncia il Globalist su segnalazione degli abitanti della zona, sta venendo lentamente - e barbaramente - decimato.
All'inizio di febbraio, tre cavalli sono stati uccisi a colpi di fucile, una decina di giorni dopo anche un quarto esemplare è stato ammazzato. "Il quarto cavallo -racconta Kim Sambati, una delle persone che ha denunciato il fatto - è stato freddato con un colpo al collo da distanza ravvicinata, schizzi di sangue erano evidenti nel punto il cui il cavallo era stato colpito e poco distante giaceva il suo corpo esanime; l'arma utilizzata è in tutta probabilità un fucile da caccia".

Gli abitanti di Barbarano che si sono interessati alla vicenda lanciano un appello, di cui si fa portavoce Ilaria Drago. "Erano almeno 12 cavalli bellissimi, liberi, che davano gioia solo a vederli correre da lontano. Espressione meravigliosa della natura ancora capace di donarci tanta ricchezza ed emozione. Perché le istituzioni se ne disinteressano? Salviamoli! Li stanno uccidendo uno per uno"
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COSA SUCCEDE AL SOLE? MAXI FIAMMATE E MACCHIA GRANDE COME SEI TERRE


Maxi fiammate e macchie giganti sul Sole che crescono a tempo di record preoccupano la Nasa, che ha documentato in un video le evoluzioni della grande stella durante i giorni scorsi. E le immagini documentano che nel Sole di febbraio si sta sviluppando una macchia solare gigantesca, grande sei volte la Terra, che è cresciuta a una velocità record. Si è formata infatti in meno di 48 ore. È stata individuata e fotografata dall'Osservatorio solare Sdo (Solar Dynamics Observatory) della Nasa. La macchia si è evoluta molto rapidamente ma, spiegano i ricercatori della Nasa, le sue dimensioni precise sono difficili da valutare perchè si trova su una sfera e non su un disco piatto. Le macchie solari sono dovute alla riorganizzazione e al riallineamento dei campi magnetici solari. Questa attività dei campi magnetici si fa più intensa durante le fasi attive del ciclo solare. Proprio come quella che sta attraversando il Sole, che si è 'risvegliato' dopo un periodo di quiete. In queste fasi attive si intensifica la formazione di macchie solari e di eruzioni sulla superficie della nostra stella, il cui picco di attività è atteso entro il 2013. La macchia, osservata dal telescopio solare della Nasa, si è evoluta molto rapidamente in quella che è chiamata zona di penombra, l'area più chiara che circonda il nucleo centrale scuro, detto ombra, della macchia solare. In questa regione i campi magnetici puntano in direzioni opposte rispetto ai campi magnetici della parte centrale. Si tratta di una configurazione abbastanza instabile che può portare a eruzioni di radiazioni sulla superficie del Sole chiamate brillamenti solari.

miércoles, 20 de febrero de 2013

IL GUSCIO DELLE LUMACHE SVELA I SEGRETI DEL CLIMA PASSATO


Nel guscio delle lumache si nasconde il segreto del clima passato. E così si scopre che migliaia di anni fa, al tempo dei primi agricoltori, il Mediterraneo aveva un clima molto più caldo e umido di adesso. Sono questi i risultati di uno studio in uscita sulla rivista «Quaternary International» e condotto da un team di ricercatori delle Università di Pisa e di York e dello Scottish Universities Environmental Research Centre (Suerc) di Glasgow composto da archeologi, climatologi e geochimici. Gli studiosi hanno analizzato gli isotopi di carbonio e di ossigeno dei gusci di Pomatias elegans, un mollusco terrestre, risalenti a 9.000 a 2.500 anni fa e recuperati in alcune grotte del Mediterraneo. I siti sotto esame sono una decina in tutto, tre dei quali in Italia: le due grotte Serratura e del Romito in Campania e quella del Latronico in Calabria. Mettendo insieme tutti i dati, la ricerca ha fornito una fotografia del clima del Mediterraneo occidentale all'inizio del Neolitico (circa 8000 anni fa) facendo emergere una specificità di questa area.

ALLARME METEORITI: DOPO QUELLO RUSSO "PALLA DI FUOCO SULL'ITALIA DEL SUD"


 L'allarme meteoriti non sarebbe cessato, perché in serata sarebbe stata avvista una "palla di fuoco" anche nei cieli del Sud Italia. Il tam tam di nuovi avvistamenti di bolidi che attraversano il cielo sopra le regioni del Sud Italia si sta propagando nel web. "Bolide avvistato pochi minuti fa nei cieli del sud Italia: le prime segnalazioni", scrive ad esempio Meteoweb.eu, riportando gli avvistamenti di una luminosa palla di fuoco avvistata nei cieli del Sud Italia. Le prime segnalazioni sarebbero pervenute dallo Stretto di Messina, con la segnalazione di un bolide sul mar Ionio, con direttrice da nord verso sud, di colorazione verdastra e di magnitudine molto brillante. Ma al momento non ci sarebbero riscontri da parte degli Enti di vigilanza.


"IN RUSSIA 1.200 FERITI, TRA LORO 200 BAMBINI" È di circa 1.200 feriti il bilancio dell'improvvisa pioggia di frammenti di meteoriti che si è abbattuta su Celiabinsk, negli Urali russi. Lo ha reso noto il ministero dell'Interno russo, sottolineando che tra loro ci sono almeno 200 bambini. Gran parte dei feriti sono stati colpiti da vetri delle finestre infranti dall'impatto. La maggioranza delle persone ferite hanno subito traumi leggeri, hanno spiegato le autorità russe, fatta eccezione per due persone rimaste ferite in modo grave a Kopeisk. Tremila gli edifici danneggiati.

martes, 19 de febrero de 2013

Impresionantes fotos "caseras" del sol

 

Mientras la NASA, la Agencia Espacial Europea, China y Rusia invierten millones de dólares para retratar de cerca al Sol, un aficionado a la astronomía presenta unas fotografías alucinantes tomadas desde el patio de su casa en Buffalo, Nueva York. Alan Friedman, un diseñador de tarjetas de día, y fotógrafo espacial de noche, ha logrado captar al astro rey con un telescopio considerado normal y ahora las exhibe en su página personal, que conduce a su blog en Tumblr llamado acertadamente "Diaro de un vaquero espacial".

 

En su manifiesto artístico, Friedman asegura que "mis fotografías se componen de un diario solar, retratos de un momento en la vida de nuestra estrella local.

"Usando un pequeño telescopio y filtros de banda angosta, puedo capturar detalles en alta resolución y grabar movimientos en la atmósfera solar que cambia a cada hora, cada minutos".

Meteorito podría contener burbujas de aire marciano de hace 700.000 años



Cayó sobre el desierto de Marruecos el año pasado, poco después del anochecer de un día de julio, envuelto en una bola de fuego y creando no uno, sino dos explosiones sónicas. Llegó de Marte cargado de información valiosa, pero a pesar de la cercanía entre ambos mundos, su viaje duró 700.000 años.
Los científicos creen que el origen de este meteorito basáltico, del tipo shergotita, es originario de Marte porque posee una composición elemental e isotópica muy similar a la de las rocas y gas atmosférico de nuestro planeta vecino.
En el momento en que el impacto de algún meteoro o cuerpo celeste en Marte arrancó a esta roca de su planeta madre y la lanzó al espacio, un ancestro común a los humanos modernos y al extinto Neandertal aún vivía en África.
Los testigos oculares de su caída en el desierto cerca de Tata, en el sudeste de Marruecos, afirman que se dividió en dos cuando entró en la Tierra, a las 2 de la mañana del pasado 18 de julio del 2011. De hecho, se encontraron varias piezas en el lugar en el que cayó, que oscilan entre los 100 y los dos kilos, además de miles de pequeños fragmentos.
A parte de su edad, lo que hace valioso a este meteorito, bautizado como Tissint, es que a pesar de la ingente cantidad de meteoritos localizados en la Tierra (varios miles) apenas hay 65 clasificados como marcianos.
Además, las secas condiciones del desierto, y el hecho de que fuera recuperado por los científicos muy poco tiempo después de haber caído, ha evitado que sus niveles de contaminación terrestre fueran tan elevados como otras rocas marcianas recuperadas con anterioridad.
Es interesante además saber que las condiciones en que algunas partículas del meteorito viajaron por el espacio fueron muy parecidas a las de un "envasado al vacío", ya que el fuerte impacto que lo desgajó de Marte provocó una fusión de elementos que formaron un cristal negro que selló las firmas químicas del planeta rojo en su interior.
Según creen los investigadores de la Universidad Hassan II de Casablanca, algunas regiones de ese cristal negro presentes en el interior del meteorito podrían contener burbujas de aire marciano, rocas y trazas del suelo marciano. Como vemos, hasta que alguna futura misión a Marte consiga traer de vuelta a la Tierra muestras geológicas de aquel mundo para su estudio, este meteorito es lo más parecido que tenemos a una muestra de Marte en buen estado.
Solo queda esperar que revelan los estudios científicos sobre esta interesante roca, toda una "botella con mensaje" del Marte de hace 700.000 años.

Los ultrasonidos prueban que el meteorito ruso fue el más grande del último siglo

Es un hecho probado que nuestra tecnología actual no permite divisar con suficiente antelación cuerpos celestes (meteoritos) lo suficientemente pequeños como para que su brillo, cuando refleja la luz del sol, delate su presencia y advierta a nuestros expertos de su llegada.

Esto es lo que sucedió con la roca caída en Rusia el pasado viernes 15 de febrero. Nadie previó su llegada, pero los científicos detectaron sus efectos en todo el mundo gracias, por ejemplo, a la red de dispositivos encargada de medir el nivel de ultrasonidos provocados por las pruebas nucleares.
Según informó la prestigiosa revista Nature, la roca que cayó sobre la región de Chelyabinsk, cerca de la parte sur de los Urales, fue el objeto más grande en impactar con la Tierra en más de un siglo. Probablemente, el meteorito fuese el mayor desde el que causó el evento de Tunguska.
Los ultrasonidos muestran que la explosión liberó cientos de kilotones de energía, lo cual hizo que la explosión fuera bastante más potente que la última prueba atómica realizada por Corea del Norte.


 Según cálculos efectuados por  Margaret Campbell-Brown,astrónoma de la canadiense Universidad Western Ontario, que estudió los datos de ultrasonidos captados desde dos estaciones cercanas al lugar del impacto, el meteoro podría haber medido unos 15 metros de largo en el momento en que entró en la atmósfera terrestre, y podría haber alcanzado una masa de siete toneladas.
A pesar de tener un tamaño relativamente grande, el objeto no fue detectado hasta que alcanzó la atmósfera. Eso es así porque la red de telescopios que vigila el cielo en busca de asteroides que puedan impactar con la Tierra solo persigue objetos grandes (entre 100 metros y 1 kilómetro de largo).
Uno del tamaño del caído el pasado viernes es casi imposible de ver hasta - con suerte - uno o dos días antes del impacto. Como vemos, nuestra tecnología dista mucho de estar preparada para la detección de rocas espaciales pequeñas, y también falla a la hora de desviar rocas grandes que pudieran poner en peligro la Tierra. Así pues, queda mucho que hacer, y de hecho algunos científicos rusos han pedido ya la creación de un escudo terrestre de protección contra meteoritos.
 Teniendo en cuanta que cada 100 millones de años aproximadamente nos visita una roca capaz de exterminar a cualquier forma de vida mayor que el tamaño de una maleta de mano para avión, si queremos diferenciarnos de los dinosaurios y sus cerebros diminutos, tendríamos que tener algún plan de contingencia preparado. Puede que sobre eso logremos ponernos todos de acuerdo.

I METEORITI IN RUSSIA FANNO BUSINESS: "FINO A 10.000 EURO A FRAMMENTO SU EBAY"

 
La pioggia di meteoriti in Russia da tragedia è diventata un business. Su alcuni siti russi sono comparse le inserzioni di alcuni utenti che si sono catapultati nelle zone colpite per prelevare qualche pezzo di meteorite e venderlo all'asta online. Un modo di fare soldi sicuro e veloce considerando che un pezzetto autentico di quelle pietre potrebbe valere centinaia di euro. Addirittura diecimila euro per un frammento consistente. Non ci sono solo i siti russi, si può acquistre una testimonianza del fenomeno direttamente su Ebay.

ATTENTI ALLE TRUFFE Proprio per questo il The Guardian online ha intervistato Natalie Starkey, cosmochimica presso la Open University che ha spiegato come si distingue una meteorite vera da una pietra qualsiasi: "Pensate - ha detto la Starkey - a come appare la crosta del pane appena sfornato. L'esterno del meteorite sarà lucido, liscio e nero. Perché il calore generato entrando nella nostra atmosfera fa sì che l'esterno della roccia si fonda e diventi come vetro. Questo aspetto è un buon indicatore del fatto che he si tratta di un meteorite, ma, purtroppo, non basta. Si avrà comunque bisogno della perizia di un esperto".

LA BENZINA SALE ANCORA, OLTRE 1,9 A LITRO. "STANGATA DA 123 EURO IN PIÙ ALL'ANNO"

Continuano ad aumentare i prezzi dei carburanti, con il prezzo servito della benzina che per molte compagnie è ormai oltre 1,9 euro, mentre sul diesel si supera la soglia di 1,8. È quanto emerge dalla consueta rilevazione di Staffetta quotidiana, secondo cui questa mattina hanno messo mano ai listini Esso (al massimo di 1,905), IP, Q8 e Shell. Sulla verde i rialzi sono compresi tra 1 e 1,5 centesimi al litro, sul diesel tra 0,5 e 1 centesimo. 


CODACONS: 123 EURO IN PIU' ALL'ANNO I prezzi dei carburanti corrono e il Codacons parla di «stangata». Rispetto ad un anno fa, spiega l'associazione dei consumatori commentando i nuovi rialzi di oggi, per il servito si tratta di una stangata aggiuntiva ad automobilista pari a 123 euro su base annua per la benzina e a 76 euro per il diesel.
Inoltre, «considerati i nefasti effetti indiretti che il caro carburante ha sull'inflazione, il Governo dovrebbe finalmente mantenere la promessa di sterilizzare i futuri aumenti, in modo che al superamento della soglia di 1,90 per la benzina e di 1,80 per il gasolio si congeli almeno l'ulteriore guadagno dello Stato dovuto alla doppia tassazione: Iva + accise. Tutto questo anche in considerazione del futuro aumento dell'Iva dal 21 al 22%».
Tra l'altro, prosegue il Codacons, il prezzo del petrolio è sostanzialmente stabile, una doppia velocità che dimostra come «quanto finora fatto dal ministro Passera non sia servito ad impedire le solite speculazioni sui carburanti da parte delle compagnie petrolifere».

lunes, 18 de febrero de 2013

"LA LUNA CONTENEVA ACQUA": SFATATA LA TEORIA SULL'ORIGINE


Quando la Luna era ancora giovanissima il suo interno conteneva acqua. È quanto emerge dall'analisi delle rocce lunari portate a Terra dalle missioni Apollo e pubblicata sulla rivista Nature Geoscience. Le conclusioni, che si devono al gruppo dell'università francese di Notre Dame coordinato da Hejiu Hui, contraddicono la storia della Luna tracciata subito dopo le missioni Apollo. Su questa base si è ritenuto finora che l'acqua presente nelle rocce lunari fosse arrivata dall'esterno, ad esempio portata sulla Luna da impatti di meteoriti o comete, o ancora dal vento solare. La presenza dell'acqua, inoltre, è stata sempre considerata successiva al periodo in cui la crosta rocciosa lunare si era solidificata. I ricercatori hanno visto però che le cose non devono essere andate in questo modo. Hanno scoperto infatti che i grani di minerali delle rocce lunari contengono quantità di acqua piccolissime, ma comunque misurabili, e che l'acqua era presente nelle zone più interne del satellite anche nel periodo in cui lo strato roccioso più esterno era fuso, prima quindi che si solidificasse. Quello che emerge è uno scenario difficile da conciliare con la teoria attualmente più accreditata sull'origine della Luna, generata da un gigantesco impatto fra la Terra ancora in formazione e un altro corpo celeste delle dimensioni simili a quelle di Marte.

BRASILE, RAGNATELA GIGANTE CON MILIONI DI RAGNI: VIDEO BOOM SUL WEB

 
Piovono ragni dal cielo del Brasile. Alcuni video diffusi su YouTube mostrano uno strano fenomeno che ha interessato una piccola città brasiliana. Migliaia di ragni sono piovuti dal cielo in modo inspiegabile. Dai filmati si riesce a percepire solo una enorme tela in alto da cui i ragni si calerebbero fino a terra ma non è chiaro come sia possibile che la tela, tanto grande, si sia sviluppata così in alto.

domingo, 17 de febrero de 2013

USA, PAURA IN KENTUCKY: INVASIONE DI UCCELLI IN STILE HITCHCOCK

 
Stormi di milioni di uccelli hanno fatto la loro comparsa nelle ultime settimane in una piccola cittadina del Kentucky, negli Stati Uniti, imbrattando il paesaggio e terrorizzando abitanti e animali domestici, come nell'indimenticabile psicothriller 'Uccelli' di Alfred Hitchcock. Stormi di merli e altri volatili hanno volteggiato per giorni e giorni sopra Hopkinsville oscurandone il cielo, ritirandosi solo al crepuscolo e abbandonando per terra escrementi di ogni tipo. «Li ho visti arrivare, ed erano tantissimi - ricorda William Turner, che nella cittadina insegna biologia -. Davanti a me c'era il sole ma era come avere di fronte delle nubi. Credo che fossero milioni». David Chiles, presidente della Little River Audubon Society, è convinto che la presenza di milioni di volatili sopra i centri abitati e non altrove, sia dovuta al surriscaldamento terrestre. «Il meteo e il clima giocano un ruolo importante - precisa Chiles -. Di solito possono appollaiarsi sul terreno dove possono trovare insetti per cibarsi, ma quando tutto è gelato non hanno di che alimentarsi». A Hopkinsville, fortunatamente, gli uccelli non si sono rivoltati contro uomini, come nella pellicola di Hitchcock del 1963. Malgrado ciò i circa 35mila abitanti di questa cittadina del centro-sud del Kentucky, a circa un'ora da Nashville, non hanno voluto correre rischi. E così hanno chiamando un'azienda specializzata per il controllo e la gestione degli animali nocivi. Per sbarazzarsi degli intrusi sono stati usati «getti d'acqua» e una sorta di petardi per uccelli rumorosi, simili a fuochi d'artificio. L'obiettivo è stato raggiunto, i volatili sono spariti, ma cani, gatti e altri animali domestici sono quasi morti di paura per i botti e le strade della cittadina sono state letteralmente coperte di escrementi di uccello dannosi per la salute.

sábado, 16 de febrero de 2013

15 fantastiche foto di coralli



Felix Salazar è un fotografo di Los Angeles, California (Stati Uniti), e si occupa spesso di macrofotografia, cioè di quella tecnica fotografica che consente di realizzare immagini di soggetti molto piccoli grazie a grandi rapporti di ingrandimento con le lenti degli obiettivi. Di recente ha pubblicato sul proprio sito una serie di fantastiche immagini realizzate sott’acqua nei pressi di una barriera corallina.
Grazie alle sue fotografie è possibile farsi un’idea migliore di come sono fatti e quanto siano variopinti i coralli, che di solito associamo solamente ai colori che vanno dal rosa al rosso. Le fotografie di Salazar, con i loro colori molto saturi ottenuti anche con l’aiuto del computer, mostrano efficacemente come sono formate le strutture dei coralli e le loro superfici.
I coralli, “antozoi” per i precisini, sono formati da piccoli polipi di solito raggruppati in colonie di centinaia di esemplari. Un corallo non è quindi un singolo organismo, ma l’insieme di una miriade di piccoli individui geneticamente identici tra loro e grandi pochi millimetri. Si trovano nelle acque costiere delle zone tropicali e formano principalmente atolli e barriere, come la Grande barriera corallina. La progressiva acidificazione degli oceani, dovuta almeno in parte all’inquinamento e alle temperature globali in aumento, minaccia le sterminate colonie di questi piccoli polipi.







C'è vita nel lago sotto l'Antartide coperto da 800 metri di ghiaccio

Nelle acque del Whillans sono stati trovati organismi unicellulari, vivi e capaci di metabolizzare energia. Considerando che questi specchi d'acqua subglaciali si ritengono del tutto isolati dal mondo esterno, è come se queste forme di vita provenissero da un altro pianeta.



 Sotto al ghiaccio dell'Antartide esistono dei laghi. E in almeno uno di questi laghi - il Whillans - è stata trovata la vita. Degli organismi unicellulari, vivi e capaci di metabolizzare energia, sono stati osservati nei campioni di acqua prelevati dal lago, che si trova a sud-ovest dell'Antartide sotto a 800 metri di ghiaccio, è profondo un paio di metri e attraverso complicate ramificazioni raggiunge la superficie di 60 chilometri quadri. John Priscu dell'università del Montana ha raccontato di queste osservazioni al New York Times: "La scoperta trasforma il nostro modo di vedere il continente antartico".
 Convinzione degli scienziati infatti è che i laghi subglaciali siano ambienti isolati dal mondo esterno. Le forme di vita che li abitano, dunque, si sarebbero sviluppate in modo completamente autonomo: come se da centinaia di migliaia di anni vivessero su un altro pianeta. Anche se questa ipotesi non è certa, e nessuno può escludere che lo strato di ghiaccio sovrastante abbia contaminato l'acqua del lago con tracce biologiche provenienti dall'esterno, le ricerche al lago Whillans restano piene di fascino. E sono seguite anche dalla Nasa. 
 Capire come facciano dei microrganismi a sopravvivere in condizioni così estreme, senza tracce di luce del Sole, potrebbe orientarci nella ricerca di
vita nello spazio. Su altri pianeti e satelliti sono infatti stati trovati oceani liquidi sotto a spesse calotte di ghiaccio. Uno scienziato italiano, Carlo Barbante del dipartimento di Scienze ambientali dell'università di Venezia e del Cnr, ha raccontato le operazioni di perforazione del ghiaccio (penetrato usando acqua calda) e di campionamento del lago attraverso il suo blog. Il 27 gennaio, quando la sonda di perforazione ha raggiunto l'acqua, Barbante ha raccontato: "Dopo aver rettificato il foro abbiamo calato la sonda che ha fornito immagini ad alta definizione del lago. Eravamo tutti in sala di controllo, trenta persone in un container, per vivere questo momento tanto atteso".

Papa anticipò l'addio: 'Quanto fatto può bastare' Conclave convocato forse già entro metà marzo

CITTA' DEL VATICANO - Prima intervista di Papa Benedetto XVI dopo l'annuncio del suo ritiro dal soglio pontificio. L'edizione tedesca della rivista Focus pubblica infatti ora il contenuto di un colloquio avuto circa dieci settimane fa da Joseph Ratzinger con il suo biografo Peter Seewald. Anche se precedente alle dimissioni, la conversazione verte comunque su alcuni temi indicati come centrali nella scelta del Pontefice di farsi da parte.



"Non potrei dire, che io sia caduto in qualche sorta di disperazione o dolore universale. Mi è semplicemente incomprensibile. Anche se vedo la persona, non posso capire che cosa ci si possa aspettare. Non riesco a penetrare in questa psicologia", spiega Benedetto XVI parlando del suo ex maggiordomo Paolo Gabriele, condannato al termine del processo per il cosiddetto Vatileaks. Fonti vicine al Vaticano hanno detto che "dopo la concessione della grazia, Benedetto XVI ha continuato ad avere contatti e rapporti con Gabriele, dimostrando a lui e alla sua famiglia interessamento e grande affetto paterno". A giorni l'ex maggiordomo firmerà alcune carte messe a punto dall'ufficio legale del Vaticano attraverso cui si impegna a mantenere il silenzio su quanto a lui noto sul suo passato servizio presso l'Appartamento papale.

Nel corso dello scandalo, sottolinea ancora il Papa, era importate che venisse "garantita la indipendenza della giustizia, che un monarca non dicesse, adesso prendo io le cose in mano". Il Pontefice si definisce quindi "né spaesato né stanco, dopo Vatilikeas". Alla domanda su cosa ci fosse da aspettarsi dal suo pontificato, il Papa diede infine una risposto premonitrice: "Da me? Non molto. Io sono un uomo anziano le mie forze diminuiscono. Credo che possa anche bastare quel che ho fatto".

Intanto resta ancora incerta la data di convocazione del Conclave che dovrà scegliere il successore di Benedetto XVI. E' possibile che inizi prima della metà di marzo, secondo fatto capire dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, spiegando che, sebbene la costituzione apostolica sulla sede vacante preveda, nel caso classico del decesso di un pontefice, l'attesa di 15-20 giorni dall'avvio della sede vacante (che inizierà il primo marzo), nel caso straordinario rappresentato dalla rinuncia di Ratzinger la questione di anticipare di qualche giorno l'avvio del conclave "è stata posta anche da diversi cardinali e attendiamo risposta autorevole appena questa sia disponibile".

Nel frattempo il Papa, dopo il suo trasferimento a Castel Gandolfo nel pomeriggio del 28 febbraio, resterà nella residenza sui Colli Albani per circa due mesi. "Dovrebbe rimanere fino alla fine di aprile", ha spiegato Lombardi. Dopo di che il Papa si trasferirà nuovamente in Vaticano, nell'ex monastero di clausura nei Giardini dove sono in corso attualmente lavori di ristrutturazione.

Russia, l'esplosione del meteorite come 30 bombe atomiche di Hiroshima



Il dato è stato reso noto dalla Nasa. L'onda d'urto provocata dalla deflagrazione a 20 chilometri d'altezza ha prodotto oltre 1200 feriti (tra cui 200 bambini), la maggior parte per le schegge di vetro delle finestre letteralmente disintegratesi. Danni per oltre 22 milioni di euro. E già si pensa al 2029, quando passerà un altro asteroide in prossimità della Terra, simile a quello che ieri ha sfiorato il nostro pianeta, ma senza danni.
 L'energia rilasciata dal meteorite caduto sugli Urali è stata di 500 chilotoni, una potenza di 30 volte superiore a quella della bomba esplosa a Hiroshima nel 1945. Lo hanno affermato scienziati della Nasa in un comunicato sul sito. "Un evento di questa grandezza può succedere una volta ogni 100 anni di media" ha detto Paul Chodasdel Near-Earth Object Programe Office della Nasa. "Quando si vede palla di fuoco di questo tipo ci si aspetta che un grande numero di meteoriti raggiunga la superficie terrestre, anche di dimensioni piuttosto grandi". Un evento che, secondo gli scienziati dell'Ente spaziale americano, si verifica una volta ogni 100 anni. Ieri, poco dopo la caduta del meteorite, un altro asteroide ha sfiorato il pianeta, a circa 27 mila chilometri, senza però provocare danni. 
 Intanto le autorità della regione russa di Cheliabinsk, negli Urali, hanno stimato in più di 22 milioni di euro i danni causati dalla caduta del meteorite, che ha fatto oltre 1200 feriti.
"Circa 100.000 case hanno subito danni e stimiamo danni per più di un miliardo di rubli", pari a 22 milioni di euro, ha spiegato in una conferenza stampa il governatore della regione, Mikhail Yurevich. Il governatore ha riferito che il 30% dei vetri delle finestre mandati in frantumi in sei città dall'ondata di esplosioni sono già stati riparati nella regione, dove le temperature raggiungono i 20 gradi sotto zero. Il resto dovrebbe essere riparato entro la fine della prossima settimana, ad eccezione delle grandi vetrate di epoca sovietica che richiederanno tempi più lunghi.
Il ministro per le Emergenze, Vladimir Puchkov, ha reso noto che le squadre dei suoi tecnici sono al lavoro per verificare la stabilità degli edifici più colpiti.

I sommozzatori russi stanno esplorando i fondali del lago di Chebarkul, a 60 chilometri dalla città di Cheliabinsk, dove un frammento del meteorite potrebbe essere la causa di un foro di otto metri di diametro che si è prodotto sulla superficie ghiacciata.


E ora si prospetta la richiesta di istituire un sistema comune di difesa per contrastare le minacce spaziali. La proposta è stata lanciata dal vice premier, con delega alla difesa, della Russia Dmitry Rogozin, all'indomani della pioggia di meteoriti che ha colpito la regione Chelyabinsk.
"L'umanità deve creare un sistema per identificare e neutralizzare gli oggetti che costituiscono un pericolo per la terra", ha scritto Rogozin su Twitter.

Il vice premier ha affermato che lunedì presenterà al premier Dmitry Medvedev delle proposte su come affrontare incidenti simili in futuro. Gli esperti locali promuovono anche la creazione di un sistema comune che monitori e segnali le minacce che provengono dallo spazio.

La difesa strategica planetaria, ha detto ai media locali Vitaly Davydov, vice capo dell'agenzia spaziale federale russa Roscosmos, deve essere una "priorità" per il Paese. Davydov ha anche richiesto un programma speciale federale per la neutralizzazione delle minacce spaziali.

E ieri decine di persone hanno segnalato una palla di fuoco che la notte scorsa avrebbe attraversato il cielo sopra la baia di San Francisco, in California. Lo fa sapere il Chabot Space and Science Center di Oakland, che ha ricevuto le segnalazioni. Non è però chiaro cosa le persone abbiano visto e l'astronomo Gerald McKeegan ha dichiarato all'emittente KGO-TV che il telescopio principale del Centro non ha segnalato nulla, nonostante stesse perlustrando il cielo. L'avvistamento arriva poche ore dopo che un meteorite è esploso sulla Russia, causando il ferimento di 1.200 persone, e che un asteroide è passato vicino alla Terra.

Sandy Island, l'isola che non c'è


Sandy Island esiste sulla carta, ma nella realtà è l'isola che non c'è. Riportata da Google Maps e da cartine britanniche, la piccola porzione di terra tra Australia e Nuova Caledonia non è stata trovata da un gruppo di ricercatori, che al suo posto hanno visto solo mare aperto.
Come scrive Riccardo De Palo nel suo blog sul Messaggero:
"Provate ad aprire le mappe di Google, e cercate, nel bel mezzo del mar dei Coralli, tra Australia e Nuova Caledonia, una porzione di terra emersa piccola e dalla forma allungata, denominata Sandy Island. Se non riusciste a identificare immediatamente il luogo di cui sopra - è veramente un punto microscopico nel nulla cosmico del Pacifico meridionale - inserite le coordinate precise: -19.202241,159.916992. Ebbene, questa isola segnata sulle carte da una decina di anni, presente anche in molte mappe ufficiali britanniche, non esiste. O meglio, non si trova più". (...) Le ipotesi sono molteplici.

La prima. I cartografi che ne hanno rivelato la posizione potrebbero essersi sbagliati, e averne posizionato i contorni nel luogo sbagliato. Quindi, bisogna andare a cercare altrove.

La seconda. L’innalzamento degli oceani dovuto all’effetto serra potrebbe avere cancellato del tutto l’isola. Sì, è possibile. Ma perché non se ne sono trovate tracce nell’immediato fondale?

La terza. Qualche cartografo puntiglioso potrebbe avere messo un copyright trap (una trappola per copioni) sulla mappa. Ci si mette un piccolo errore, così chi l’ha riprodotta illegalmente viene immediatamente individuato.

La non-scoperta, per così dire, è stata comunicata a Google ma Sandy Island continua ad apparire sulle sue mappe. Se esistesse, comunque, si chiamerebbe Ile de Sable: la zona è in territorio francese.

Russia punta alla Luna, dal 2030 una stazione abitata



A partire dal 2030 sulla Luna potrebbero apparire stazioni abitate da esseri umani. In Russia stanno pensando di creare basi permanenti con equipaggio sul nostro satellite naturale, utilizzando le risorse là esistenti e i "materiali da costruzione". Lo ha annunciato il capo della pianificazione strategica e programmi mirati di Roscosmos, l'agenzia spaziale di Mosca, Yuri Makarov. Secondo cui "c'è tutto il necessario (se l'acqua verrà trovata) al fine di fornire il necessario per la vita della stazione, carburante per missili, materiali da costruzione: tutto".

Makarov ha detto che il programma spaziale federale ha in programma due progetti "Luna-Glob" e "Luna-risorse". Inoltre la spedizione lunare aiuterà in futuro a effettuare il tanto atteso volo con equipaggio su Marte.

TERREMOTO DI MAGNITUDO 4.8 A SORA, CASE LESIONATE: "AVVERTITO A ROMA E A NAPOLI"

 Una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.8 della scala Richter è stata registrata in provincia di Frosinone. La scossa è stata nettamente avvertita dalla popolazione, anche a Roma, alle 22,16 di sabato sera. Il sisma, secondo i rilievi dell'Ingv, ha avuto epicentro in prossimita' dei comuni di Isola Liri e Sora, in provincia di Frosinone, a 11 chilometri di profondita'. Non ci sono al momento segnalazioni di danni. Nelle zone a ridosso dell'epicentro, e non solo, c'e' chi ha abbandonato la propria abitazione, riversandosi in strada. Numerose le chiamate ai vigili del fuoco di Frosinone di cittadini impauriti. Per alcuni minuti i telefoni sono rimasti isolati. Al momento non si segnalano danni a cose o persone. Il terremoto e' stato nettamente avvertito anche in alcuni comuni dell'Alta Valle Aniene, in provincia di Roma, al confine con la Ciociaria. 




ALCUNE CASE LESIONATE
I vigili del fuoco del comando provinciale di Frosinone stanno eseguendo verifiche in queste ore in diversi comuni: richieste d'intervento per lesioni in abitazioni sono giunte da Sora, Broccostella, Casalvieri, Isola Liri e Campoli Appennino. Non ci sono stati feriti. «Abbiamo avuto tanta paura - dice un abitante di Sora- c'è stato un grande boato». Il Comune di Sora sta attrezzando alcune strutture comunali per far passare una notte più tranquilla a chi non vuole rientrare in casa.

NUOVA LEGGERA SCOSSA Una nuova scossa di terremoto, questa volta leggera, di magnitudo 2.2-2.3, è stata registrata alle 23.24 nel frusinate, nel distretto sismico dei Monti Ernici-Simbruini. È quanto si legge nel sito dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
A PESCASSEROLI ALLESTITE STRUTTURE RISCALDATE
A Pescasseroli, centro principale del Parco nazionale d'Abruzzo, l'allarme non è ancora cessato, come ammette il sindaco Anna Nanni, la quale spiega che «sono in continuo contatto con la prefettura a L'Aquila». Il comune ha allestito due strutture riscaldate per quei cittadini che non se la sentono di dormire in casa dopo lo spavento seguito alla scossa tellurica il cui epicentro è stato registrato a Sora (Frosinone), località in linea d'aria non molto distante dal centro marsicano. Per strada questa notte si sono riversati quasi tutti gli abitanti dei comuni meridionali della Marsica come Villetta Barrea, Opi, Civitella Alfedena. Molti dei cittadini si stanno attrezzando per passare la notte in macchina. Tanta paura anche a Sulmona, come riferisce anche il sindaco Fabio Federico: «Ero a casa in pigiama, ho sentito la botta, mi sono vestito e sono subito uscito in strada», racconta. Sulmona è una delle zone a rischio per via di una delle faglie più pericolose di tutti gli Appennini che passa proprio sotto al comune Peligno. «Ho subito chiesto alla Protezione civile di informarsi, ma a Sulmona non ci sono stati danni», ha concluso il sindaco. Nessun problema e nessun provvedimento anche a Roccaraso come ha confermato il sindaco Franco Di Donato.

GENTE IN STRADA A CASSINO ISOLA LIRI E SORA Momenti di grande paura a Sora, nel frusinate, a causa del terremoto di questa sera. In tanti sono usciti all'aperto da abitazioni e locali pubblici, dove molti si erano riuniti per la partita Roma-Juventus. Dalle prime verifiche non si segnalano danni, ma il centralino dei vigili del fuoco è tempestato dalle chiamate dei cittadini in cerca di informazioni e rassicurazioni. Anche a Isola Liri non sono mancati momenti di grande paura, ma anche qui al momento non si segnalano danni. Stessa situazione a Cassino e a Pontecorvo, dove in tanti si sono riversati sulle strade.
ALLARME A ROMA. 
E' stata avvertita anche a Roma sud, nel quartiere Eur, e in citta' della provincia, come Zagarolo, la scossa di terremoto avvenuta questa sera nel frusinate. Sono state tante le telefonate arrivate nelle sale operative dei vigili del fuoco, polizia, carabinieri e 118 di Roma. A Roma e in provincia non sono comunque stati finora rilevati danni. Il tamtam dall'allarme sul terremoto e' viaggiato anche sul web, attraverso i social network di twitter e facebook dove si parlava delle scene di panico e di persone che si sono riversate in strada per la paura. L'allarme e' rientrato poco dopo e nella Capitale non risultano esserci stati feriti, solo momenti di paura e tante telefonate che si sono susseguite nel giro di qualche minuto.

PAURA DALL'ABRUZZO AL MOLISE.
La scossa di terremoto di questa sera nel frusinate è stata avvertita chiaramente dalla popolazione anche in Abruzzo. Notizie arrivano da Sulmona, Avezzano e Popoli. Anche a Isernia e Campobasso le case hanno tremato, così come nel casertano. Secondo i carabinieri di Avezzano moltissime sono state le chiamate ai centralini dell'Arma specialmente dalla parte sud della provincia aquilana, quelli piu' vicini ai confini con il Lazio e inseriti nel Parco Nazionale. Non risulterebbero danni ne' altri tipi di problemi ma un po' ovunque lo spavento per la scossa che si e' registrata in Ciociaria ha portato la gente in strada. I carabinieri confermano che la terra ha ballato anche a Castel di Sangro, L'Aquila.

IL SEGRETO DI VESTA, L'ASTEROIDE SEMPRE GIOVANE CHE 'RITOCCA' SE STESSO



Come se fosse una una bella donna o una star del cinema, l'asteroide Vesta «ritocca» continuamente il suo aspetto per sembrare più giovane. A scoprire il segreto del più grande asteroide del Sistema Solare è stata la missione Dawn della Nasa. All'analisi dei dati, pubblicata sulla rivista Nature, l'Italia ha partecipato in modo importante con l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Nonostante non abbia un'atmosfera, come la Luna, la superificie di Vesta non mostra i segni del tempo. Altri dati pubblicati in un secondo studio nello stesso numero di Nature dimostrano che nel tempo asteroidi ricchi di carbonio hanno riversato il loro materiale sulla superficie di Vesta, trasformandola in un puzzle di materiali diversi. Vesta riesce cosi ad apparire sempre «in forma» e brillante perchè le particelle di ferro che rendono opachi tanti altri asteroidi non si accumulano, come ha dimostrato lo spettrometro Vir (Visual and Infrared Spectrometer), lo strumento a bordo di Dawn che parla italiano, realizzato da Agenzia spaziale italiana (Asi) e Inaf. I ricercatori hanno scoperto inoltre che l'aspetto giovane di Vesta tende facilmente a degradarsi, ma ogni volta i piccoli impatti di minuscoli asteroidi agiscono come una sorta di «lifting cosmico» che, sconvolgendone la superficie, restituisce a Vesta il suo perenne aspetto sempreverde.

Le eruzioni dell'Etna dal 1928 ad oggi: la storia del vulcano della Sicilia

L'eruzione dell'Etna, raccontate in una raccolta video, tratta da Youtube, che attraversano i momenti salienti della sua storia: dal 1928 ad oggi.

 

Le eruzioni dell'Etna dal 1928 ad oggi: la storia del vulcano della Sicilia. 
L'Etna, che in passato era noto anche con il nome Mongibello (Mungibeddu in siciliano), è il vulcano attivo più alto d'Europa e tra i maggiori al mondo. La sua storia, che attraversa miti e leggende, è iniziata circa 600mila anni fa, quando durante il Quaternario la zolla europeo-asiatica si scontrò con quella africana: si sollevarono alture, al cui centro si venne formando il golfo pre-etneo, dove iniziarono le prime eruzioni sottomarine. Nel corso di millenni, alternando fasi di stanca a fasi di attività eruttiva, si è formato il gigante di fuoco, che periodicamente ha mostrato di essere “sveglio”. L'ultima volta, proprio ieri.
La nuova eruzione dell'Etna, tornato in attività dopo circa un anno, è stata di breve durata: poche ore, ma molto intense durante le quali curiosi osservatori ed esperti hanno registrato i momenti più importanti. Il Pit Crater, profonda frattura nella zona orientale del cono, ha lanciato fontane di lava ad altezze impressionanti, raggiungendo le centinaia di metri. Sono state visibili a chilometri di distanza, persino a Taormina. I tremori vulcanici si sono poi placati in nottata e, attualmente, sembra che sia tornato tutto alla normalità. La situazione è comunque costantemente monitorata dall'Istituto nazionale di geologia e vulcanologia di Catania.
Nonostante il fascino che spettacoli simili destano nei nostri animi, bisogna comunque ricordare che l'Etna non è stato sempre così innocuo: ripercorriamo la sua storia negli ultimi cento anni, ricordando le eruzioni che hanno lasciato un segno, e non solo sul paesaggio circostante…
Era il 6 novembre 1928, quando la colata lavica dell'Etna raggiunse Mascali, in provincia di Catania, piccolo comune che fu interamente seppellito dal magma; fu risparmiata soltanto l'odierna frazione di Sant'Antonio. E dalle immagini raccolte nel video, si può percepire quanto drammatica fosse stata l'eruzione:  si vede la furia della lava scorrere lungo le strade, mentre le case cadono a pezzi una dopo l'altra e la gente cerca di scampare al pericolo. Si decise, poi, di ricostruire Mascali a metà strada tra Fiumefreddo e Giarre: la leggenda tramanda che occorse una sola notte per completare il nuovo centro, pronto all'arrivo di Mussolini.

 


Quella del 1950-51 è stata una delle più lunghe eruzione del secolo: durò 372 giorni, durante i quali furono emessi ben 171 milioni di metri cubi di lava, che minacciarono i comuni di Milo, Fornazzo e Zafferana. Questo è un video esclusivo, che mostra la concitazione della gente nell'affrettarsi ad abbandonare le zone coperte dalla lava: pianti, preghiere, scongiuri perché era forte il timore che non sarebbe più finita.


 


Il 5 aprile 1971, invece, iniziò un'altra lunga eruzione, che si distinse in due fasi: fino al 7 maggio, da bocche che si aprirono ad oltre 3mila metri di altitudine, vennero lanciati in aria prodotti piroclastici, che arrivarono a distruggere l'osservatorio Vulcanologico e la Funivia dell'Etna. Nel mese successivo, fino al 12 giugno, si aprirono altre sette bocche dalle quali fuoriuscì un intenso fluido magmatico, che si spinse fino ai margini di Fornazzo.



  

Il 28 marzo 1983 è ricordata come una delle più pericolose eruzioni dell'Etna: iniziò di mattina dopo un violento sciame sismico. A sud, tra quota 2350 e 2900 metri, si aprì una frattura lunga 2 km e da lì si riversò il fiume di magma, che scese verso la zona del Rifugio Sapienza, l'unico edificio che fu attorniato ma non distrutto. Diversa sorte per la Casa Cantoniera ed una caserma dei Carabinieri, completamente sommerse dalla lava. Il 21 aprile  gli abitanti di Nicolosi, Belpasso e Ragalna chiesero aiuto allo Stato. Dopo sette giorni fu presa la decisione di deviare il fiume con cariche esplosive. Alle 4:09 del 14 maggio 1983, venne effettuata la prima operazione di deviazione, che ebbe successo solo in un primo momento: il magma si riversò nell'argine artificiale, ma dopo qualche giorno questo stesso argine fu richiuso dalla lava, che tornò a incanalarsi sul vecchio percorso. Nei due mesi successivi le colate iniziarono a sovrapporsi e a perdere d'intensità, fino ad esaurirsi definitivamente il 6 agosto 1983, dopo 131 giorni di attività.

 

Il 26 gennaio 2000, alle 2 del mattino, il tremore cominciò ad alzarsi e, dopo poco, il fianco sud-orientale del Cratere di Sud-Est si squarciò in una frattura lunga un centinaio di metri. Si registrarono 60 fasi parossistiche in sei mesi. L'altezza delle fontane di lava superò persino il chilometro: il 15 febbraio 2000 si vide alzarsi dalla cima Sud-Est una fiamma alta 1000 metri. Inoltre si formarono due piccoli coni effusivi, ai quali vennero dati i nomi di “Sudestino” e “Nordestino”. Il 6 giugno 2000 l' Etna si placòper i restanti sei mesi dell'anno.



 Il 26 ottobre 2002 è ricordata come l'eruzione perfetta: dopo quattordici mesi di calma apparente, intorno alle 22, si registrarono violente scosse sulla zona sommitale del monte e, alle 4:30 di mattina, si aprì una frattura, dalla quale cominciarono a riversarsi fontane di lava sempre più alte. Il giorno successivo, da un'altra grande voragine si diresse velocissimo il magma verso Piano Provenzana, che fu distrutta insieme con la bellissima pineta Ragabo. Il 29 ottobre accadde un evento straordinario: il vulcano si mosse, la costa orientale si spostò di decine di centimetri. Alle 11,03 del mattino un violento terremoto colpì Santa Venerina: 2600 furono le persone rimaste momentaneamente senza tetto sebbene, e per fortuna, non ci furono vittime. Il 30 ottobre, nonostante la colata iniziasse a rallentare, la nube di cenere si infittì e, per questo, fu chiuso l'aeroporto di Catania. Il 7 novembre, mentre sul versante nord l'eruzione venne dichiarata conclusa, sul lato opposto il vulcano si preparò ad un altro spettacolo: fontane di lava e nubi di cenere. Il 16 dicembre si diffuse la paura: dopo che fu distrutto il Centro Servizi del Comune di Nicolosi, la colata raggiunse una centrale elettrica, che esplose:  fu lanciato materiale incandescente a 500 metri di distanza. Ci furono diversi feriti e molte automobili vennero distrutte. L'Etna si placò solo il 29 gennaio 2003, dopo 95 giorni di attività.


Tra il 2008 ed il 2009 è stata registrata la seconda eruzione più lunga degli ultimi 10 anni: quella del 1991/93 durò 473 giorni, mentre 418 giorni quella del 2009.
Il 10 maggio 2008 improvvisamente il Cratere di Sud-Est si risvegliò e dopo tre giorni anche quello di Nord-Est, dove si aprì una voragine dalla quale fuoriuscì una colata veloce e fluida. Questa attività durò oltre un anno. La notte tra l'11 ed il 12 luglio 2008, gli abitanti di Zafferana Etnea e Milo udirono un numero impressionante di boati, che vennero avvertiti persino a Catania con una frequenza media di uno ogni due secondi!!! Ad agosto l'attività vulcanica si spense quasi completamente.
Tra il 6 ed il 16 marzo 2009 l'attività stromboliana riprese fino a maggio per poi concludersi a luglio. Di nuovo, poi, il 6 novembre 2009:  sul fianco orientale del Cratere di Sud-Est d'improvviso si aprì una piccola voragine, dalla quale fuoriuscì la colata lavica che durò solo per qualche ora ma fu comunque spettacolare.







E dopo aver trascorso il 2010 senza mai mostrare il fuoco che stipa dentro, nonostante la continua attività tellurica, l'Etna si fa rivedere nel 2011, sia il 3 che il 12 gennaio. Non possiamo immaginare quale altre sorprese ci riserverà questo straordinario gigante di fuoco, ma possiamo star pur certi che ce ne saranno molte altre da ammirare. A patto che resti sempre un gigante buono.


A Napoli un vulcano che può distruggere l’Europa, ma non è il Vesuvio: l’allarme del Daily Mail ignorato dall’Italia

Il Daily Mail dedica a un vulcano sepolto sottoterra nei dintorni di Napoli (a Pozzuoli) uno speciale. Il quotidiano inglese, uno dei maggiori del Regno Unito, paventa scenari catastrofici. E la notizia viene ignorata dai media italiani.

 

“Tutto è iniziato con uno sciame di mille piccoli terremoti che hanno fatto ondeggiare la terra sotto ai marciapiedi di Napoli. Le ventole per l’aria condizionata sono crollate dai lati degli edifici e le piastrelle sono scivolate giù dalle pareti. All’interno del centro di controllo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, una serie di schermi indicano che i terremoti non sono stati generati dal gigante Vesuvio.
Queste scosse stanno provenendo da qualcosa di molto più grande, da uno dei più ampi e pericolosi vulcani del mondo: la Caldera dei Campi Flegrei. Il Vesuvio, che distrusse l'antica città romana di Pompei, incenerendo e soffocando migliaia di persone, non è nulla in confronto al dragone dormiente dei Campi Flegrei, un vulcano sepolto attivo e ampio ben 4 miglia. Arriva subito un appello dalla Protezione Civile e dal ministro degli Interni dell'Italia: la città deve essere evacuata immediatamente”.


Non si tratta dell'inizio di un film catastrofico, nè dell'incipit di un romanzo di Michael Crichton. E' il Daily Mail, uno dei maggiori quotidiani d'Inghilterra, a immaginare questo scenario per Napoli e dintorni. E, a quanto scrive il giornale, non si tratta affatto di un'ipotesi improbabile. Per il Daily Maily la caldera dei Campi Flegrei è potenzialmente uno dei vulcani più pericolosi al mondo (nell'immagine pubblicata dal giornale ne viene evidenziata anche l'estensione).
La testata ha dedicato al tema un lungo approfondimento, e sorprende che la notizia sia passata quasi del tutto inosservata in Italia. Addirittura il Daily Mail sostiene che il vulcano flegreo avrebbe una potenza pari a duecento volte quella dell'Eyjafjallajökull, il vulcano islandese che nel 2010 ha messo a ferro e fuoco l'Europa, generando una enorme nubi nei cielo del Vecchio Continente (e provocando il blocco di centinaia di voli dalla Scandinavia all'Europa meridionale). Il giornale inglese paventa scenari davvero apocalittici come la distruzione dell'Europa, anche se la teoria trova alcuni scienziati fortemente scettici in merito.
Ad ogni modo in Italia la notizia è passata praticamente sotto silenzio: i media non le hanno dato risalto, e non c'è stata neanche una risposta ufficiale delle autorità italiane, probabilmente per non creare panico nella popolazione partenopea. Ma se le teorie del Daily Mail dovessero essere fondate, i napoletani nei prossimi decenni potrebbero ritrovarsi nel bel mezzo di un evento naturale catastrofico. E, paradossalmente, il Vesuvio non ne sarebbe la causa.


VISTO IL MESOPLODONTE DI TRAVERS: LA BALENA PIÙ RARA AL MONDO

Due esemplari di mesoplodonte di Travers (Mesoplodon traversii), madre e piccolo, si erano arenati su una spiaggia della Nuova Zelanda nel 2010, ma inizialmente erano stati confusi con una specie più comune, il mesoplodonte di Gray. A rivelare la scoperta è la rivista Current Biology, grazie allo studio condotto da Kirsten Thompson, dell’Università neozelandese di Auckland. Il ritrovamento dei due animali intatti completa molti dettagli relativi al mesoplodonte di Travers, una specie precedentemente conosciuta solo grazie a pochi reperti ossei scoperti negli ultimi 140 anni.







MAI VISTO PRIMA “La scoperta rappresenta la prima prova che questa balena è ancora tra noi e serve a ricordarci quanto poco sappiamo ancora della vita in mare”, commentano i ricercatori. I dati mettono in evidenza quanto sia importante identificare le caratteristiche genetiche per poter riconoscere le specie rare. "E’ la prima volta che questa specie, una balena di oltre cinque metri di lunghezza, viene vista direttamente e abbiamo avuto la fortuna di averne trovate due", commenta Rochelle Constantine, dell'Università di Auckland. "Fino ad ora - aggiunge - tutto quello che sapevamo circa questo cetaceo era dato da tre teschi parziali, ritrovati in Nuova Zelanda e in Cile nell’arco di 140 anni. È straordinario il fatto che non sappiamo quasi nulla di questo grande mammifero".
Le due balene furono scoperte nel dicembre del 2010 a Opape Beach in Nuova Zelanda, ma inizialmente vennero classificate come zifidi comuni (balene dal becco). La loro vera identità venne alla luce solo a seguito dell’analisi del Dna nell’ambito di un programma ventennale che sta raccogliendo dati sulle 13 specie di balene dal becco che si trovano nelle acque della Nuova Zelanda.

BALENA RARA "Quando questi esemplari sono arrivati nel nostro laboratorio, abbiamo estratto il Dna, come siamo soliti fare per campioni di questo tipo, e siamo rimasti molto sorpresi di scoprire che erano due esemplari di mesoplodonte di Travers", prosegue Constantine. Resta sconosciuto il motivo per cui questa specie di balena sia così rara da individuare. "Può essere che sia semplicemente una specie che vive in mare aperto e muore nelle acque oceaniche profonde e solo raramente si avvicina a terra. La Nuova Zelanda – conclude – è circondata da vasti oceani e c’è molta vita marina che rimane a noi sconosciuta".